Origini della Parrocchia
La Parrocchia
La parrocchia di Sant'Ignazio da Laconi, la prima in assoluto ad essere dedicata al più grande Santo della Sardegna è sorta in Serramanna il 3 ottobre 1971.
Inizialmente le funzioni venivano celebrate in una struttura privata riadattata allo scopo (la sede provvisoria fu ricavata da una stanza, demolita in parte e debitamente ampliata dato che prima era adibita a stanza dove venivano fatti asiugare le forme di formaggio, nella casa in cui abitava il parroco fondatore, don Bruno Pittau.
Contrariamente alla prassi curiale che assegna ad ogni nuova parrocchia il titolo del Santo Patrono (nel nostro caso avrebbe dovuto chiamarsi «Nuova chiesa di Santa Maria di Monserrat» - vedi risoluzione del capitolato dei canonici di Cagliari del 4 luglio 1971), furono gli stessi parrocchiani tramite votazione a scegliere Sant'Ignazio, dedicando al grande Santo sardo la prima parrocchia in assoluto.
Nel corso del 1975 si riuscì a dotare la Parrocchia di una struttura prorpia con la costruzione di un capannone prefabbricato. La nuova Chiesa fu benedetta il 3 Aprile 1976 dall'Arcivescovo di Cagliari Mons. Giuseppe Bonfiglioli. Grazie all'enorme impegno profuso dal Parroco Fondatore Don Bruno Pittau ed alla generosità dei fedeli, la struttura venne ampliata, resa più funzionale ed arricchita di arredi ed opere d'arte di grande interesse (all'architetto serramannese Lucio Ortu va il merito della sistemazione del vecchio capannone nella forma attuale, non definitiva; da completare con il campanile).
Nell'altare spicca un grande Crocifisso (a dimensione naturale), opera dell'architetto Ferdinando Stufflesser d'Ortisei in Val Gardena (come pure sue sono il simulacro della Madonna di Monserrat e di Sant'Ignazio), la sede e l'ambone (in rovere americano) opere, invece, realizzate dall'artigiano serramannese Cicci Mereu su idea del parroco.
Plastico del progetto
Struttura iniziale in prefabricato sorta nel 1976 Lavori di trasformazione del prefabricato nell'attuale Chiesa
Altro particolare caratteristico dell'interno della chiesa sono i vetri figurativi colorati ognuno con un preciso significato, presenti lungo tutto il perimetro interno, in alto , che ripercorrono il Vecchio e il Nuovo Testamento; partendo dalla sinistra del Crocifisso, quindi a destra di chi trova di fronte all'altare (Vecchio Testamento): esiste un Dio in tre Persone (1): Padre (2), Figlio (3) e Spirito Santo (4). Crea l'uomo (5), che sotto la tentazione (6) cade schiavo del peccato (7), nella Madonna (giglio) ottiene la promessa di salvezza (8), osservando i comandamenti (9) diventa alleato di Dio (10). (Nuovo Testamento): nasce Gesù (11), muore in croce (12), risorge (13), fonda la Chiesa (14), cui affida il Vangelo (15), (continuano poi sull'altro lato, dal fondo della chiesa verso l'altare) sotto la guida del Papa (16) e dei Vescovi (17), manda apostoli in tutto il mondo (18) per renderlo cristiano (19). La Chiesa amministrando battesimo (20), cresima (21), eucarestia (22), penitenza (23), unzione degli infermi (24), ordine (25), matrimonio (26) ci rende figli di Dio (27). Sotto la guida dello Spirito Santo (28) dobbiamo produrre opere di carità (29) e di apostolato (30).
Abbiamo poi i quindici vetri della cappella feriale, che contengono i misteri del santo rosario: gaudiosi (sotto), dolorosi (al centro) e gloriosi (sopra). Nell'abside: moltiplicazione dei pani e dei pesci e, il suo corrispondente di fronte: bisogna avere fede; Pellicano e, il suo corrispondente di fronte Gesù morendo dona a noi tutto se stesso; Pane e vino e, il suo corrispondente di fronte rinnovano la presenza di Gesù nell'Eucarestia. I tre dell'angolo, dall'alto in basso: 1) davanti a Gesù Eucaristico si richiede fede e preghiera; 2) accenno ai discepoli di Emmaus; 3) l'Eucarestia adorata da tutte le razze del mondo.
Ci sono poi i tre vetri della Fonte Battesimale: 1) Gesù battezzato da Giovanni nel Giordano; 2) Gesù promette alla samaritana di dare un'acqua viva; 3) amministrazione di un battesimo ai giorni nostri. Infine i quattro vetri posti nell'atrio. Due rappresentano avvenimenti storici: il primo prefabbricato della sede provvisoria (fatto nel 1976) e la venuta delle spoglie della Beata Antonia Mesina (ha sostato nei giorni 6, 7, 8 ottobre 1988).
Il tema e la sequenza dei vetri elaborata dal parroco don Bruno Pittau, è stata realizzata dall'artigiano di Guasila Adriano Casti.
Un cenno, per la sua originalità, merita il rosone che fa bella mostra di se sulla facciata della chiesa. In mezzo contiene la figura di Sant'Ignazio; tutto attorno vi sono sei spicchi periferici che attraverso i simboli, riassumono la vita del Santo: era devoto all'Eucaristia, della Madonna, ha fatto la questua per oltre quaranta anni, ha pregato, ha fatto penitenza e si è conservato puro e innocente.
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Nella cappella feriale, è custodito il Santissimo Sacramento; il tabernacolo, in bronzo argentato, poggia su un pellicano in ceramica opera dell'artista Claudio Pulli di Selargius. Al di sopra del tabernacolo, su una mensola fissata nel muro, c'è una statuina in bronzo di Cristo Risorto.
Si deve sempre al Pulli la realizzazione dell'opera nella fonte battesimale; un puzzle composto da 97 tasselli. La roccia, autentica, già esistente della vecchia fonte è stata incastonata, formando una struttura unica e inserendovi le due scene (quella inferiore ricorda l'episodio degli ebrei nel deserto del Sin, quando Dio ordina a Mosè di percuotere la roccia da cui farà scaturire l'acqua, e quella superiore in cui è rappresentata l'ascensione) che occupano tutta la parete.
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Sempre nella cappella feriale è sistemato un quadro di Padre Pio, opera della pittrice serramannese Ruggerina Orrù (figliola spirituale del beato con cui era in relazione epistolare), le statue del Sacro Cuore, della Madonna Nera (o di Montserrat copia quasi fedele dell'originale venerata nell'Abbazia di Monserrat nei pressi di Barcellona in Spagna), di San Giuseppe, di Sant'Antonio, di Santa Rita, Santa Lucia e di Sant'Ignazio (realizzata su consulenza dei Padri Cappuccini di Cagliari.
Nella parete dell'aula centrale fa bella mostra il retablo (olio su legno), opera dell'artista di Serramanna Flaviano Ortu, "Sant'Ignazio e la droga", mentre nell'ingresso, o bussola, si possono ammirare due quadri (olio su tela 2x1,50 m.) del pittore serramannese Luciano Lixi, sulla vita del Santo Patrono riletta in chiave moderna, con tema "importanza della fede" (quello di destra per chi entra) e "resurrezione di un bimbo".
Testi di don Bruno Pittau fondatore della chiesa di Sant'Ignazio